Fausto e Iaio, la storia di un fumetto

La storia di Fausto e Iaio è nota, anzi, i loro nomi sono un simbolo degli anni Settanta, ma forse non tutti conoscono bene i fatti.

Questo libro, Fausto e Iaio – Per il nostro domani, scritto da Francesco Barilli, disegnato da Massimiliano Talamazzi, copertina di Paolo Castaldi, uscito di recente con BeccoGiallo, aiuta a conoscere bene tutto.

fumetti cosa accade?
Fausto e Iaio il fumetto (Smemoranda.it)

Ci racconta chi erano, come sono morti, cosa stavano facendo il quel momento, i possibili assassini e il loro movente. Lo fa attraverso la ricostruzione dell’assassinio di fronte al Leoncavallo, il Centro Sociale dove sarebbero dovuti tornare dopocena per un concerto di una rassegna di ottimo blues (suonava la Treves Blues Band, si legge sulla locandina).

Lo fa attraverso un fitto dialogare tra l’autore Francesco Barilli e un giornalista che ha indagato e scritto molto su questa vicenda e su altri “misteri” d’Italia, Daniele Biacchessi. I due, trasformati in fumetti, raccontano bene del clima di quel periodo, con i fascisti passati alla lotta armata contro l’immobilismo dei loro partiti di riferimento. A quanto pare è il gruppo romano che sale a Milano per uccidere questi due ragazzi, che tra l’altro, stavano indagando tra il rapporto estrema destra e spaccio di droga. Molti pentiti di destra arrivano a fare i loro nomi, ma la magistratura insabbia.

Il racconto sul quel periodo si fa molto intimo quando entrano, come personaggi, la sorella di Iaio e la madre di Fausto, dove quella sera dovevano andare a cena come ogni sabato (segno che il loro assassinio era stato pianificato). Sorella di Iaio e madre di Fausto, da sempre molto attive nella ricerca della verità, come molte donne nella storia dei misteri, italiani e non, sono state. “Perché Fausto e Iaio? Perché?…” Come cantano i Gang nella precisa canzone rock a loro dedicata.

L’intervista agli autori del fumetto su Fausto e Iaio, Francesco Barilli e Massimiliano Talamazzi

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Fumetti e l’intervista (Smemoranda.it)

Come mai un libro su Fausto e Iaio?

BARILLI: Da Portella della Ginestra in poi c’è un lungo elenco di nomi, fatti, luoghi, che attraversano la geografia e la storia dell’Italia repubblicana. Un lungo elenco che segna, con la sua drammatica scia di sangue, gli ultimi decenni, e che per semplificare arriva fino ad Aldrovandi e Cucchi… Ma che per certi versi arriva anche al recentissimo omicidio di Adil Belakhdim, sindacalista del SICOBAS di Novara. Chiaramente, sono diversi i momenti storici in cui si sono svolti i fatti, diversa ed eterogenea la componente umana che è stata segnata da quegli avvenimenti, ma un filo comune esiste. Innanzitutto la matrice della mano omicida: fascisti, organizzazioni mafiose, elementi delle forze dell’ordine rimasti impuniti. Poi i silenzi, le inefficienze, i depistaggi che hanno contraddistinto l’operato degli apparati dello Stato, rendendo difficoltose le indagini e ostacolandole in modo spesso irrimediabile, fino alla mancanza, totale o parziale, di verità e giustizia per molti di questi casi. In questo elenco si passa anche da Via Mancinelli e si incontrano i nomi di Fausto e Iaio. Ci si passa e ci si ferma a riflettere, con amarezza… Per me è stato tristemente naturale incontrare, nel mio percorso umano e artistico, Fausto e Iaio, dopo aver scritto delle stragi di Milano e Brescia, di Carlo Giuliani, o (scavando più a fondo nella storia) dell’omicidio Matteotti.
TALAMAZZI: Devo dire che non conoscevo bene la storia prima che Francesco me la proponesse. Dopo aver accettato ho cominciato a documentarmi e mi è sembrato molto bello provare a dare una nuova lettura di un evento che per come l’ho inteso è anche il simbolo di un periodo molto difficile.

Per il nostro domani è il sottotitolo. Allora non è un libro che parla del passato…

BARILLI: Credo fortemente nel valore della storia come maestra di vita: non credo sia solo una formula retorica… Sono convinto, peraltro, che quella recrudescenza del fascismo che stiamo vivendo, in diversa forma e misura, la si può arginare solo attraverso la conoscenza e lo studio di quanto abbiamo vissuto. In generale, ti dirò, tutti i miei fumetti sono (oddio: vorrebbero essere…) non tanto o non solo ricostruzioni storiche, ma soprattutto racconti “vivi”, in cui il testimone della memoria passa di mano in mano, anche generazionalmente. Se ci pensi, è anche il messaggio che abbiamo cercato di dare fin dalla copertina di Paolo Castaldi (che ringrazio anche qui per il fondamentale contributo!), dove due ragazzi di oggi chiacchierano sul marciapiede, “osservati” da Fausto e Iaio in un murales che li ritrae.
TALAMAZZI: Negli incontri fatti per portare a termine il fumetto è emersa sempre la volontà di non relegare questo triste episodio al ricordo, ma di vedere l’amicizia dei protagonisti come una cosa che nel tempo ha accomunato e accomuna tantissimi ragazzi, anche oggi, che non si accontentano del mondo che hanno ma ne sognano uno migliore. Penso che la spinta idealista che accomuna tanti giovani sia un afflato prezioso che troppo spesso si perde nel corso della vita.

Come vi siete documentati a livello storico e iconografico?

BARILLI: Conoscevo già bene la vicenda. Gli interventi di Maria “Iaia” Iannucci e Danila Tinelli che vedi nel fumetto sono ricavati da interviste realizzate da me con le dirette interessate già nel 2008, ovviamente adattate e attualizzate. Quelle interviste erano apparse originariamente su “La piuma e la montagna”, curato da me e Sergio Sinigaglia per Manifestolibri. Poi, ovviamente, ci sono tutti i testi di Daniele Biacchessi (su cui mi soffermerò fra poco) e un bel libro di Saverio Ferrari e Luigi Mariani, “L’Assassinio di Fausto e Iaio” (RedStarPress, 2018). Più complesso è stato il lavoro iconografico, su cui lascio la parola a Max…
TALAMAZZI: La ricerca è stata lunga e puntigliosa, ma dopo aver letto la sceneggiatura e aver provato ad immaginare visivamente la storia non potevo pensare di inventarmi troppi particolari. Volevo che le atmosfere e gli ambienti fossero il più possibile aderenti alla realtà. Non volevo tradire una storia che stava diventando più importante per me quanto più pensavo alla vicinanza delle vite di quei giovani con la mia e quelle dei miei amici a quell’età.
In sceneggiatura erano presenti molti riferimenti fotografici, ma non mi bastavano e ho cercato prevalentemente su internet, anche per ricostruire i fatti di cronaca presentati nei vari capitoli. Per fare un esempio, ad un certo punto viene detto che la famiglia di Iaio si trasferì a Milano. Questo ha voluto dire cercare un’immagine del paese di partenza, immagini della stazione dei treni di Milano dell’epoca e spulciare un vecchio documentario trovato su youtube sulla fabbrica nella quale lavorava il padre di Iaio per avere riferimenti il più accurati possibile. Per rappresentare il Leoncavallo di oggi invece sono andato a Milano a fotografarlo un pomeriggio.
A fianco di questa ricerca c’era la decisione dello stile da usare per i fatti ambientati negli anni ‘70, L’odierna conversazione tra Francesco e Daniele e il tempo che stava nel mezzo.

Come è entrato nella vicenda il giornalista Daniele Biacchessi? … personaggio del fumetto, che interagisce con Barilli.

BARILLI: Conosco Daniele da tanti anni. Ha scritto moltissimi libri d’inchiesta sul terrorismo e, come autore, regista e interprete di teatro civile, ha raccontato il disastro di Seveso, le stragi nazifasciste di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto del 1944, la Resistenza partigiana… Insomma, un cronista di razza, che sulla vicenda di Fausto e Iaio si è speso per anni, con passione e professionalità, realizzando opere fondamentali come “Fausto e Iaio. La speranza muore a 18 anni” (Baldini e Castoldi, 2015) o “Il Sogno di Fausto e Iaio”, dvd del 2016, con animazione di Giulio Peranzoni.
Nel fumetto ho voluto che la parte di ricostruzione (giornalistica, fattuale e processuale) fosse rappresentata con una chiacchierata fra me e lui, in una camminata lungo le strade di Milano in cui tocchiamo i luoghi più importanti della vicenda stessa. Ho approfittato della sua triste conoscenza di quei giorni per affinare il mio racconto, nel tentativo di renderlo un contributo al mantenimento della memoria, proprio come fa lui da anni, con i suoi libri e il suo teatro civile.

Questa è una delle tante Storie d’Italia senza colpevoli … o ha qualche particolarità?

BARILLI: Con i “Misteri d’Italia” (definizione che, preciso, non amo molto, ma che uso per chiarezza e sintesi) chiaramente ci sono molti punti in comune, ma anche alcune particolarità. Per semplificare, direi che la principale è il momento in cui avviene l’omicidio: il 18 marzo 1978, mentre la situazione politica in Italia è tesissima dopo il rapimento di Aldo Moro, avvenuto due giorni prima a Roma. L’omicidio di due giovani simpatizzanti della sinistra alternativa è un atto politico, un messaggio lanciato alla sinistra extraparlamentare per scatenare la tensione a Milano (a cominciare da un quartiere storicamente fertile per la sinistra), magari innescando una spirale di ritorsioni.

Il lavoro tra di voi come si è svolto? Avete lavorato durante il lockdown, presumo…

BARILLI: A dire il vero il progetto è partito prima. Diciamo che il lockdown ci ha messo “il carico da briscola”, impedendo di vederci! Io e Massimiliano abitiamo abbastanza vicini, ma viviamo in due delle città più colpite dalla prima fase della pandemia (io sono di Codogno, lui di Cremona). Ma in realtà il lavoro di documentazione/scrittura da parte mia è parecchio precedente. E così pure la condivisione, la verifica dello storyboard, la ricerca iconografica, la limatura dei testi: tutte cose partite nei mesi precedenti. Poi, chiaro, c’è un momento in cui il lavoro passa sulle spalle e nelle mani del disegnatore, diventando (lockdown o meno…) qualcosa di molto solitario. E in effetti qui mi piace passare la palla a Massimiliano…
TALAMAZZI: La collaborazione con Francesco è stata molto facile. Abbiamo iniziato un’eternità fa e devo ringraziarlo per la pazienza che ha avuto nell’aspettare che disegnassi tutto. Mi trovavo per la prima volta a gestire così tante tavole e ci siamo sentiti spesso per capire come potevano avere più effetto e dove lui voleva lasciare più spazio alla narrazione per immagini e dove era necessario invece il testo.
Sono partito dalle tavole più difficili da disegnare fino ad arrivare a quelle relativamente semplici. La cosa difficile dal mio punto di vista è stato trovare uno stile che potesse rendere giustizia alla storia.

Progetti futuri di Francesco Barilli e Massimiliano Talamazzi.

BARILLI: È appena uscita la nuova edizione di “Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova”, disegnato da Manuel De Carli per Beccogiallo. A fine anno uscirà la biografia a fumetti di Muhammad Ali, realizzato con Lele Corvi (con cui avevo già collaborato per “Vita eccessiva di John Belushi”) e sto realizzando per La Lettura una nuova storia con Simone Lucciola. Sto già lavorando a un nuovo progetto “top secret” (di cui non dirò nemmeno il nome del disegnatore!) e ne ho un altro in cantiere con Sakka, artista con cui ho già avuto la fortuna di lavorare parecchio (ma pure su questo stendo uno scaramantico riserbo!). E mi sa che a livello di “cosa bolle in pentola” mi sto persino dimenticando qualcosa. Insomma, è un periodo parecchio intenso…
TALAMAZZI: sto provando a realizzare un’idea che ho in mente da qualche anno che parla di un avvenimento seguito alla guerra dei sei giorni che mi ha molto colpito, ma siccome sono molto meglio come disegnatore che come sceneggiatore credo mi ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di poter dire qualcosa.

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