Davide Toffolo ci insegna come rubare un Magnus

di L'Alligatore

Le Smemo Interviste
Davide Toffolo ci insegna come rubare un Magnus

Come rubare un Magnus è stato un capolavoro a fumetti uscito a puntate su Linus, ora è un gran volume edito da Oblomov. Davide Toffolo, che di grandi libri a fumetti ne ha fatti un sacco, qui si è superato, dedicando al suo autore preferito, Magnus, una biografia personale e unica. Partendo dal suo mal di schiena e dai dialoghi divertenti con un fisioterapista cieco, racconta per tappe la vita del celebre fumettista padre di Alan Ford (con Max Bunker, mitico l’incontro tra i due) e di tanti altri personaggi ormai nella Storia del Fumetto.
Gli scherzi goliardici nella sua Bologna da ragazzo, a Milano in cerca di fortuna, il sodalizio con Bunker per Alan Ford, la creazione di altri fumetti mitici (su tutti “Lo Sconosciuto”), le storie erotiche, il Tex al quale lavorò per anni, consegnando poco prima di morire alla Bonelli un Texone che io considero il migliore di tutti tra gli albi gigante di Tex.
Accanto alla bio, direi parallela, la storia (vera) di una mostra dedicata a Magnus, dove rubano un suo originale (da qui il titolo). Toffolo, il suo fisioterapista e la curatrice della mostra, indagano: storia nella storia come in una matrioska. Metafumetto, e alla fin fine, direi profonda riflessione sul fare fumetti, farli così bene che può vederli anche un cieco. Con il terzo occhio? Quello che aveva Mangus e credo abbia pure Toffolo. Per cercare di scoprirlo, gli ho fatto qualche domanda…

Davide Toffolo, come è nato Come rubare un Magnus?

Ci fu un furto, durante una mostra antologica sul maestro bolognese, “Magnus al secolo Roberto Raviola”, nel 2006 a Pordenone. Rubarono la copertina numero 9 di Necron, uno dei suoi personaggi degli anni Ottanta. Mi sembrò lo spunto perfetto per costruire una storia sulla vicenda artistica e umana del mio disegnatore preferito.

Dal 2008 tenti di concluderla, questa storia a fumetti…

È una storia che ho inseguito per tanto tempo, vero. Poi ho avuto la chiamata di Linus, per pubblicarla a puntate e portarla a termine. Ha coinciso con l’anno passato, 2020, anno nel quale la mia attività di rock star ha avuto uno stop obbligato. Quindi ho detto sì a Linus, e ho portato a termine la storia.

Come ti sei documentato per scrivere la parte relativa alla vita di Magnus?

Ho usato il mio solito metodo. Documentazione consolidata da un vissuto che rende tutto più reale. Quindi oltre all’immersione nei lavori del maestro sono stato più volte e in anni diversi nel Santerno dove per 7 anni visse alla stanza 12 dell’albergo Gallo di Castel del Rio. Poi nel 2006 anno del mio trasferimento a Milano, un Virgilio speciale, Graziano Origa, mi portò da Renzo Barbieri, editore de “Lo sconosciuto”, “Necron” e “La compagnia della forca”, e ancora da Sergio Bonelli che mi raccontò in prima persona la vicenda della realizzazione del mitologico Texone. Molti disegnatori e autori sapendo che stavo facendo questo lavoro mi regalarono ricordi ed emozioni legate al maestro. Fra questi Onofrio Catacchio, Massimo Semerano, Paolo Baccilieri, solo per nominarne qualcuno.

Hai vinto il concorso per il decennale di Alan Ford, si scopre all’inizio del libro, mettendo il disegno che avevi fatto allora. Quindi sei entrato nella squadra disegnatori?

No perché ero troppo piccolo. Avevo 13 anni. Sarebbe stato lavoro minorile. Ma se Bunker mi chiama…

Hai mai pensato di riprendere qualche personaggio di Magnus e farlo oggi?

Luigi Bernardi ebbe nel 1995 questa idea e fu in quel momento che incontrai per la seconda volta Magnus. Fui scelto per disegnare Paulonia Zumo, Milady nel 3000 una prova per un seriale basato sul personaggio. Ma poi Magnus si ammalò.

Progetti futuri?

I tre allegri ragazzi morti e la ripartenza della musica sarà la mia priorità prossima. Per i fumetti ho una novità per il prossimo autunno. Ma non posso dire molto… posso dire che sarà da ridere!